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EOS

by elettro

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1.
quando ero bambino avevo gli occhi sempre aperti, immaginavo tutto e imparavo il mio nome mia madre tesseva da dieci anni la sua tela, lei prenotava viaggi io programmavo voli senza un padre e nei piedi le stesse scarpe troppo strette mi addomrmentavo al vento del mio prossimo incontro ed in tasca avevo un coltello e mille anni per potermi inventare un impiego migliore ed un giorno di maggio fra i fiori ed il cielo vendetti la mia luna in cambio di fortuna. ma il pozzo era profondo, e l'acqua troppo scura ma il pozzo era profondo e l'acqua era nera la parola sfugge e svuota il senso del mio tempo senza niente del niente che ci piove addosso ma quando ero bambino avevo sempre gli occhi aperti contrappunto esatto di questo bianco soffitto e mi manca il coraggio di guardare davvero nel buio della notte fra mani troppo strette e allora chiudo gli occhi la mia stessa paura e allora chiudo gli occhi ed ho paura ancora
2.
Libellula 04:56
pane e luce dentro ai tuoi occhi brillano come lacrime ma sono stelle che si specchiano in un rosso lungo addio stringi i tuoi pugni e il grido esplode dentro al petto dentro a una vita attesa che si libererà come una libellula come un volo sarai segno della vita che vola libera e va verso il centro del mondo verso un cuore profondo come una libellula come un volo sarai sfiorano le tue labbra milioni di parole a immaginare il suono del tempo che verrà sfilano i nostri sensi a misurarne il volto l'impronta ed il profilo l'attesa che vivrà mani ed occhi attenti a non ferire ancora perché il dolore adesso è troppo anche per noi perché è tempo adesso di cercare le sue mani guardare nei suoi occhi segno di eternità
3.
Sirena 04:43
caldo vento notturno in un buio di stelle in attesa che la luce del giorno accarezzi questa calma indifesa ho bisogno di amore ho bisogno di solcare il tuo mare vagare senza timore naufragando nel dolce piacere magica strana figura attrice di un mondo di pace tu canti nel vento e la voce sovrasta il fragore dell'onda che tace vieni da me lasciati andare e ascolta la mia canzone è per te questa volta vieni da me lasciati andare e ascolta la mia canzone è per te questa volta fredda acqua straniera in un buio di sguardi in attesa uomini senza bandiera aggrappati a una vita sospesa è bisogno di pane è bisogno di vivere ancora sogni d'albe lontane terra ricca e nuova dimora perfida donna marina silente sorriso ossessivo tu porti eterno sollievo abisso profondo tuo triste motivo
4.
come fare a fuggire da questo tempo? come andarsene per sempre da questa città? hai ragione quando dici che il tuo giardino non è fatto dei colori del mondo che aprono finestre in questo cielo sfumano il dolore dei giorni miei sciolgono la neve nel disgelo rischiarano la notte eterna oramai come fare a recidere questo vento? e essere complici di questa realtà? sento aria di pioggia e neve nel tuo giardino vedo il cielo fuggire e non voltarsi più prendimi per mano te ne prego lascia che io venga dove sei tu dove i fiori sembrano un prodigio lasciami le chiavi del tempo che va
5.
mi sveglio stanco e parlo con i matti questo è il mio umore e quello che ti aspetti ma ieri sera avrei giurato di stare bene cosa è successo? non capisco forse e' il fantasma che ogni notte mi viene a dire che adesso tu non sei più con me e allora calcolo distanze siderali usando uno strumento che mi ha lasciato tu calcolo anche quanto tempo devo ancora rimanere in questo stato d'ibernazione e adesso mi ritrovo a galleggiare in un mare di sudore come un anno fa non serve neanche bere latte e non pensare a lettere d'amore mai scritte a te mi sveglio presto e parlo con i matti questo è il mio umore e quello che ti aspetti ma ieri sera avrei giurato di stare bene vorrei parlare di Freud col mio gatto ma non mi sembra un interlocutore adatto vorrei dimenticare tutto il male che mi hai fatto e coltivare quadrifoglio e in questa notte in cui diventi una chimera io mi dimentico di respirare dimentico perfino di dimenticarmi dei tuoi occhi e allora tanto vale mettermi a urlare
6.
un riflesso del cielo colora un grigio impreciso un respiro del vento soffia un tramonto già deciso dalla notte che verrà è stato un giorno strano freddo per un po' un giorno che mi ha illuso scorre il traffico piano come sangue gelerà e poi si arresta il cuore si ferma la città e non sarà facile da scordare ora neve grigia su Milano e non sarà facile non pensarci ancora neve grigia su Milano cade e porta con se un dono aria di neve e sento suonare la sirena del turno delle sette respiro intenso è notte che cosa non farei per non dimenticare le cose che vorrei respiro lento non guardo più la vittima sei tu solo tu sempre tu proprio tu vittima sei respiro denso non scende mai e vittima sarai e vorrai sempre ciò che non hai Milano vittima sarai e non potrai non pensare che è meglio amare neve grigia su Milano cade e porta con se un dono questa città anche se non sa ricordare neve grigia su Milano cade e porta con se un dono soltanto un treno un nome di una stazione guardo negli occhi della gente e vedo solamente il niente sento anche un suono e i volti senza espressione lo stesso sguardo indifferente sempre lo stesso cuore assente la neve cade cade senza una ragione senza un rumore silenziosamente cade su strade e case cade dal ponte e tutto resta fermo come in sospensione di battiti di cuore dolcemente tutto sembra essere così presente
7.
pensate alle stempiature forforose dei giovani lettori dei telegiornali portaborse di partito pensate alla triste messinscena dei talk show dove fra insulti di rito, e comici ad ore si canta l'impegno totale: vogliamo tutti un mondo migliore! e ci si appesantiscono le tasche, si, ma da vere star pensate a biscardi ai programmi per famiglie di mediaset pensate a emilio fede pensate a bruno vespa pensate e non vergognatevi si devono vergognare loro si devono vergognare come quando io mi scopro nudo inerme scarsamente acrobatico di fronte a te guardo i notiziari leggo i giornali e chino la testa parlo di lei fino alle tre del mattino poi esco fra le iperboli del buio e sento urlare giro lo sguardo, fisso l'asfalto e la pioggia che cade stanno pestando un ragazzo con la faccia nera nella notte blu dopo lo arresteranno è un clandestino da pezzenti con la fame e gli occhi stanchi siamo ora aguzzini di pezzenti spesso le cose viste da vicino non sembrano poi così grandi non sembrano poi così sacre ed io mi vergogno per voi mi vergogno di me ora è finalmente tutto chiaro e tutto questo sembra un insulto alla coscenza all'intelligenza assassinata in seconda serata dal Costanzo show avete soltanto il nostro disprezzo: vorrei soltanto potervelo urlare, poi chiudere gli occhi, per non vedere. e penso all'inverno: è inferno o paradiso? e penso all'amore eterno: inferno o paradiso? ci penso e non preoccupatevi: adesso è facile capire adesso è chiaro questo è bianco quello è nero e in mezzo siete voi e c'ero anch'io ma il grigio ormai non è il colore mio
8.
Inumano 05:05
lui sembra un uomo ma non è umano lui è un punto esclamativo pervaso di energia lui è il futuro non è una foglia d'autunno che cade ma vola lontano lui segue il vento e diventa uragano lui ha un sorriso rieducativo ha attraversato deserti sicuro ed audace lui è un'iperbole, breccia spaziale, è un raggio di luce ferma il suo sguardo alla tua porta ed ad ogni mano lui gioca una carta parla una lingua antica ma chiara chiede soltanto che tu lo ascolti entra nel cuore quando ti volti la sua parola è come una spada ma il suo cane mi ringhia rabbioso ormai ha capito di avermi incastrato in un angolo buio senza aria ne luce sento soltanto il suo morso feroce lui sembra un uomo ma non è umano è un puro punto esclamativo senza macchia o paura cavalca sicuro puntando deciso il futuro ferma il suo sguardo alla tua porta ed ad ogni mano lui gioca una carta parla una lingua antica ma chiara chiede soltanto che tu lo ascolti entra nel cuore non appena ti volti la sua parola è come una spada
9.
perché lo sai tu sei stella mancante nella sera lo sai per sempre tu sarai stella mancante (nella sera) bene o male questa notte si accende nel lampo di un temporale adesso io resto col mio cuore in attesa in piedi sulla porta di casa sono sempre arrivato in ritardo un'ora un giorno un treno già perso sono ancora e sempre in ritardo il treno che ho perso non tornerà più questa notte il mio buio si accende di vento stellato e freddo e sento che ho voglia si di ridere ancora nell'ora più dura e scura che c'è solo di notte guardiamo lontano distanze infinite di milioni di soli questa notte io voglio viaggiare fuggire dall'inevitabilità e ti cerco nelle pieghe del sogno fra le mie stelle nell'oscurità
10.
02/ 06:54
otto e venti tangenziale marmellata di lamiere occhi spenti fumi bianchi orizzonte e vetri scuri aria ancora troppo fredda non e' vera primavera sveglia amara velenosa fra bancari e idrocarburi polveri sottili neon benzene smog amianto l'alito del drago ci prepara per l'espianto d'organi e spirito metro tir a nove e si fa sera in un momento ma poi ogni tuo sguardo sembra spento ed io non sento il tuo cuore rapido urla di sirene e iene libere dalle catene armi in pugno distruzione da corsia preferenziale facce nere rose rosse tosse e asma sono infine trasversali esperanto formicaio quintessenziale domatori ballerine nani impavidi veline ombre tristi di turisti Prada piazza Gabrio Rosa che si adatta sempre meno ai rigori di un inverno pieno di promesse ed ombre lunghe di catarro sangue e targhe alterne
11.
la luce che trema e la sedia gelata in una tiepida notte di aprile occhi spenti da troppe paure che non ci sia più nessuno là fuori che non sia che il vento a raccoglierne il pianto se un pianto vi ha presi per mano la luce che trema e la sedia gelata inghiottiti in un gorgo infinito come stelle di un gregge che si raduna per poi spegnersi ad una ad una senza il minimo accenno di un'ultima resa negli occhi vuoti di orchi in divisa Sergio è stanco e non capisce olandese polacco serbo francese Sergio vuole guarire il vostro bisturi mi ha fatto del male la luce che trema e la sedia gelata in un buio di sguardi stupiti poi morfina e nel sogno una mano si svela e stringe distratta ogni gola ed il cappio ferisce la pace del viso mentre il cuore si arresta indifeso Mania chiede la mamma dov'è? quattro anni e la fame nel ghetto di Radom Mania vuole scappare i vostri dottori mi hanno fatto del male la luce nasce a fatica sul fiume venti assenze per un compleanno e un pensiero che è pensiero di niente ma ogni singolo nome è importante come niente è pregare in un giardino di rose ma ogni rosa è immensurabile attesa venti bambini, alcuni forse di appena tre anni quando furono presi dalle loro case in Francia, Italia, Olanda, Polonia, Yugoslavia trasportati per centinaia di chilometri su carri bestiame rinchiusi nell'inferno di Auschwitz separati dalle loro famiglie trasportati di nuovo poi torturati, metodologicamente, a lungo inoculando tifo e tubercolosi, esportando le ghiandole linfatiche un ultimo breve viaggio su un camion e alla fine distrutti oggi Sergio, Mania e tutti i loro compagni che morirono in quella notte avrebbero fra 65 e 70 anni avrebbero passato le loro vite come qualsiasi altra persona, avrebbero amato, sarebbero stati a volte tristi, a volte felici, avrebbero avuto figli, nipoti, sarebbero invecchiati serenamente. I loro nomi gridano i nomi di un milione e mezzo di altri bambini: Alexander Hornemann, otto anni, Olanda Eduard Hornemann, dodici anni, Olanda Marek Steinbaum, dieci anni, Polonia Marek James, sei anni, Polonia W. Junglieb, dodici anni, Yugoslavia Roman Witonski, sette anni, Polonia Roman Zeller, dodici anni, Polonia Sergio de Simone, sette anni, Italia Georges Andre Kohn, dodici anni, Francia Eduard Reichenbaum, dieci anni, Polonia Jacqueline Morgenstern, dodici anni, Francia Surcis Goldinger, undici anni, Polonia Lelka Birnbaum, dodici anni, Polonia Eleonora Witonska, cinque anni, Polonia Ruchla Zylberberg, dieci anni, Polonia H.Wasserman, otto anni, Polonia Lea Klygerman, otto anni, Polonia Rywka Herszberg, sette anni, Polonia Blumel Mekler, undici anni, Polonia Mania Altman, cinque anni, Polonia

about

The second elettro's album, the cover is an UV image of the sun, taken from the SOHO satellite, representing the solar magnetic field. In ancient Greek mythology and religion, the goddess Eos is the personification of the dawn.

credits

released December 1, 2004

Stefano Giovannardi keys and drum programming, electric-ebow-MIDI guitars, bass, samples, backing vocals
Francesco Haardt lyrics, vocals
Paola Campomenosi backing vocals on "sirena" "neve di Milano" "stella mancante"
Giacomo Ciccarelli classical guitar solo on "neve di Milano"

All songs written and arranged by Stefano Giovannardi and Francesco Haardt

Recorded, engineered, mixed and mastered at eV studio by Stefano Giovannardi

Artwork Stefano Giovannardi

Produced by Stefano Giovannardi

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about

structure Milan, Italy

I am a musician and a life scientist. I compose and produce music since the first eighties.

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